Lavoro nero nel Veronese? «C’è, e rischia di crescere»

mar 24 maggio 2022

Quattro vite spezzate. Quelle di quattro uomini africani irregolari e «invisibili», domiciliati nel Colognese, arrivati qui per cambiare il loro destino. E quello delle loro famiglie. L’hanno cambiato, per sempre. Il mortale di venerdì nel Padovano getta un’ombra pesante sulle condizioni di lavoro nelle campagne del Veneto, poiché l’incidente è avvenuto con un’auto intestata a una cooperativa già finita al centro di un’indagine per caporalato. Fenomeno, questo, di gravi proporzioni, che va di pari passo con il lavoro irregolare e che colpisce in particolare Verona, tra le sette province venete, per il fatto che circa il 50 per cento dei lavoratori del primario è richiamato nel Veronese, a detta delle organizzazioni, dove le coltivazioni sono varie e diffuse, e molto concentrate tra l’Est e la Bassa.

«Le indagini sono in corso, ma la realtà è che qui ci sono quattro ragazzi morti mentre andavano a lavorare», commenta Matteo Merlin della Fai Cisl. «Purtroppo in agricoltura ci sono ancora tante irregolarità, e Verona è particolarmente a rischio perché qui c’è la metà degli operai agricoli del Veneto; quelli censiti, con regolare contratto a tempo determinato, sono 25mila, poi ci sono tutti quelli nell’irregolarità totale o parziale, che cerchiamo di controllare con diverse iniziative in sinergia tra sindacati, datori di lavoro e Prefettura. Ci sono anche cooperative che nascono e muoiono nel giro di poco tempo».

Il trasporto è uno degli elementi sui quali gli stagionali, questi «invisibili», sono più ricattabili: arrivano dall’estero senza mezzi, spesso senza patente, quindi per spostarsi e lavorare dipendono dalla figura del «caporale», ed è su questi punti che stanno lavorando le organizzazioni sindacali, quelle del lavoro, quelle datoriali o bilaterali come Agribi, per scardinare il ruolo di queste figure che esistono da tempo e che sfruttano persone che hanno fame, bisogno di soldi e di permessi di soggiorno. È quello che spiega Daniele Mirandola della Uila Uil, ricordando che questo è un segnale che evidenzia una situazione esistente, e che un episodio analogo era accaduto già un anno fa, con un gruppo di lavoratori che usciva dalla nostra provincia per spostarsi nel Ferrarese. «Ci stiamo muovendo per un sistema di lotta al caporalato: c’è e dobbiamo combatterlo», aggiunge. «Va fatta “cultura“ con le aziende, per valorizzare il lavoro di qualità. Quando non c’è manodopera ti affidi a chi c’è: per questo stiamo pensando anche a percorsi di formazione. Della manodopera stagionale proveniente dall’estero, molti dei lavoratori erano polacchi, rumeni e marocchini: con l’emergenza pandemica e i lockdown è diventato più difficile per loro arrivare qui, per cui il problema della carenza di manodopera si è acuito. C’è stato un avvicinamento degli italiani alle raccolte, però a fronte delle difficili condizioni lavorative, molti hanno lasciato».

«Il lavoro agricolo è pesante e poco remunerato», sottolinea Mariapia Mazzasette della Flai Cgil, «gli italiani, soprattutto qui, possono ancora scegliere lavori migliori. Gli immigrati sono più ricattabili perché devono lavorare per mantenere il permesso, quindi sopportano condizioni che un italiano non accetta. Oltre al lavoro nero, c’è molto “grigio“, cioè lavoro che è in regola per una sola parte delle ore lavorate. A conti fatti, si parla di una retribuzione media di circa 5 euro l’ora». Mazzasette racconta di come sia anche molto diffuso il fenomeno delle «cooperative senza terra», che svolgono una sorta di intermediazione raccogliendo lavoratori e portandoli in un’azienda o un’altra, in base alle richieste. E spesso i trasporti non sono adeguati.

«Gli incidenti possono capitare anche all’interno di un lavoro regolare, più facile in uno irregolare», sottolinea Luigi Bassani, presidente di Agribi, ente bilaterale per l’agricoltura veronese nato da un accordo tra organizzazioni datoriali e dei lavoratori del settore agricolo della provincia: Confagricoltura Verona, Coldiretti, Cia, Fai-Cisl, Flai Cgil e Uila-Uil. «Stiamo lavorando per la trasparenza, e monitorando i rapporti di lavoro», conclude.•

UILA VERONA
Corso Venezia, 107 Verona (VR)
Telefono sede 045 9813561 - Fax 045 533776
e-mail: verona@uila.it   
PEC: uilaveronatrento@pec.it

UILA TRENTO
Via G. Matteotti 22, Trento (TN)
Telefono Segreteria 346 0210046 - Fax 045 533776

Sede di Bovolone
Via Paradiso 2c, Bovolone (VR)
Telefono e Fax 045 6901291

Sede di Castel D'Azzano
Via IV Novembre, 5 - 37060 Castel D'Azzano (VR)
Telefono 045 4858708

Sede di Legnago
Via della Repubblica, 1a Legnago (VR)
Telefono 0442 99545

Sede di Isola della Scala
Via Cavour 9, Isola della Scala (VR)
Telefono e Fax 045 7300472

Sede di Zevio (prossima apertura)
Piazza Ungheria 30, Zevio (VR)

Info e orari

 

Uil

Informazioni sui cookie presenti in questo sito

Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici anonimi, necessari al suo funzionamento. Utilizza anche cookie di marketing, che sono disabilitati di default e vengono attivati solo previo consenso da parte tua.

Per saperne di più x