Lavoro, decreto chiarisca contratti stagionali non ricompresi nella nuova normativa

mer 11 luglio 2018

 “Siamo favorevoli ad uniformare la normativa del contratto di somministrazione con quella del contratto a tempo determinato perché potrà arginare la degenerazione dell’uso che si è fatto di questo strumento, che offre pochi elementi di difesa per i lavoratori, troppo spesso utilizzati come usa e getta. Ci auguriamo che il decreto dignità chiarisca che i contratti stagionali non siano ricompresi nella nuova normativa, mentre sui voucher chiediamo un confronto col Vice Premier Di Maio”.
 
Lo ha detto il segretario generale Uila Stefano Mantegazza concludendo i lavori del Consiglio Nazionale, a Roma.
 
“Apprezziamo il tentativo di mettere un freno alle delocalizzazioni, mentre ci preoccupa la nuova disciplina del contratto a tempo determinato. I segnali che abbiamo da parte delle aziende, infatti,” ha spiegato Mantegazza “ci fanno temere che la maggior parte dei nuovi contratti a termine non andrà oltre la soglia dei dodici mesi “acausali” e che le aziende, trovandosi prive della flessibilità dell’impiego, saranno portate ad adottare politiche di maggiore turnover. Di conseguenza, la precarietà è destinata ad aumentare”. Sul tema della stagionalità, il segretario generale ha auspicato un chiarimento sul fatto che le norme che regolano i contratti di lavoro stagionali non siano ricomprese nella nuova normativa. “Ci sono intere comunità locali che vivono delle risorse che percepiscono attraverso i contratti di lavoro stagionali, che garantiscono un reddito certo e stabile nel tempo e che verrebbero irrimediabilmente danneggiate”.
  
“Infine apprezziamo le dichiarazioni del Vice Premier Di Maio in particolare quando dice: “non permetteremo che l’introduzione dei voucher lasci aperte delle strade che poi portano allo sfruttamento dei nostri giovani o dei nostri meno giovani”. Vorremmo a maggior ragione un momento di confronto su questo tema perché i segnali che ci arrivano vanno invece nella direzione opposta. In particolare” ha concluso Mantegazza “risulterebbe ancora più inaccettabile una norma ad hoc per il settore agricolo che, grazie al contratto a chiamata, garantisce già alle imprese tutta la flessibilità necessaria”.

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