L’ombra del caporalato sulle aziende agricole della Pianura Veronese
mer 06 settembre 2023Fonte: "Primo Giornale BASSO VERONESE 6 settembre 2023"
Immigrati “a spasso” e aziende senza braccianti: i paradossi dell’immigrazione nel Basso Veronese. Nel luglio scorso Primo Giornale documentò l’arrivo a Legnago di un centinaio di braccianti agricoli, molti dei quali rimasti di fatto senza lavoro e ridottisi a bivaccare tra la stazione e via Giudici; oppure finiti in mano ai caporali come a Canove dove, durante uno sgombero, un cittadino tunisino è stato colto in flagrante mentre si presentava con un furgone per portare i lavoratori non in regola alla raccolta. Braccianti dunque, magrebini, a volte in arrivo dalla Spagna. Alcuni impiegati regolarmente, altri attirati da proposte di lavoro e poi rimasti a vagabondare e a dormire sulle panchine o intercettati dal caporalato.
Il paradosso è che tutto questo avviene mentre la provincia di Verona vive una forte crisi di manodopera, forse la peggiore dell’era post Covid. «Dopo la pandemia, ma in realtà la tendenza era in atto anche prima, sono scomparsi o si sono molto ridimensionati i flussi di lavoratori stranieri, soprattutto dall’est Europa (Polonia, Romania), che permettevano di far fronte ai picchi stagionali di raccolta nel Veronese, come la vendemmia o la raccolta delle mele spiega Daniele Mirandola, segretario generale Uila (sindacato dei lavoratori agroalimentari) per l’area territoriale di Verona e Trento. Ora queste persone non vengono più in Italia numerose, coi pullman, come succedeva fino a dieci anni fa perché la pandemia li ha portati a cercare lavoro in zone più vicine dove nel frattempo sono cresciute le tutele, ad esempio in Francia e Germania». «In questo quadro c’è sicuramente bisogno ora anche dei lavoratori extracomunitari; ma l’azienda non può ricorrere al fai da te per trovare la manodopera, non può agire isolata. È necessario fare rete in provincia tra territori, per poter intercettare i lavoratori e fare in modo che rimangano sul territorio Veronese per tutto l’anno, a coprire più periodi di raccolta - continua Mirandola.
Per questo Agribi l’ente bilaterale per l’agricoltura veronese ha introdotto da tre anni uno sportello lavoro attivo per incrociare domanda e offerta di manodopera agricola e nel settore agroalimentare. L’azienda, già registrata ad Agribi, attiva la ricerca circostanziata di personale e Agribi la incrocia con le autocandidature dei lavoratori disposti a inserirsi nel settore agricolo. Il vantaggio di questo servizio è il suo carattere provinciale che permette di dare risposte al lavoratore lungo un arco di tempo più ampio, perché lo mette in comunicazione con più aziende diverse».
Oggi, però, i dati forniti dallo sportello lavoro di Agribi la cui responsabile è Sabrina Baietta dipingono un quadro singolare: le aziende iscritte e sul territorio della Pianura Veronese, in particolare nell’area afferente al Centro per l’impiego di Legnago sono 643, ma di queste soltanto pochissime hanno fatto richiesta di manodopera da sportello. Il numero di lavoratori che invece ha presentato la propria autocandidatura alle aziende della stessa area è di 52 soggetti. Se osserviamo il caso di Legnago il rapporto tra numero di aziende e vacancies (richieste formali di manodopera ad Agribi) è ancora più basso: su 122 aziende, soltanto una tra il 2021 e il 2022 si è rivolta allo sportello Agribi.
Mentre le autocandidature su Legnago sono 17, di cui soltanto tre di cittadini extracomunitari, gli altri sono italiani. «Oltre ad essere ridotte le richieste di manodopera ad Agribi dalla Pianura Veronese sono anche di tipo diverso: lì si necessita di trattoristi, braccianti per le colture estensive e operai nei numerosi allevamenti. Però la stagionalità da co- prire proprio per questo è più lunga, dura in media da marzo a ottobre e garantirebbe più continuità al lavoratore», spiega Baietta. C’è però il problema dell’alloggio per chi non è del legnaghese, considerando che Verona è invece piena di dormitori gestiti da associazioni o parrocchie. Alcune aziende “della bassa” si fanno anche carico dell’alloggio, ma pare ancora troppo poche.
Ma perché questo sportello di incontro domanda offerta nel Basso Veronese è così poco utilizzato e non intercetta la manodopera di stranieri (ci sono solo 3 autocandidature di extracomunitari). «È singolare perché invece nella zona di Verona e in altri comuni del centro-nord della provincia c’è stata una copertura importante di manodopera grazie al progetto dello sportello», avverte Baietta.
Lo sportello Agribi prende in carico il lavoratore e non lo lascia solo, cercando di mantenerlo nella propria banca dati e di ricollocarlo quando un contratto è terminato. «Questa filosofia del servizio permette di avere persone pronte per tempo, in corrispondenza dei picchi stagionali e garantisce un coordinamento delle stagionalità di tutta la provincia, per “spalmare” l’attività del lavoratore agricolo lungo un arco di tempo più lungo», chiarisce Mirandola. «È chiaro che se l’azienda non si rivolge a canali istituzionali o regolari è più forte il sospetto che ricorra al caporalato. E la presenza di queste sacche rafforza l’immigrazione irregolare», conclude Mirandola.