Agribi forma professionisti dal potatore al raccoglitore

gio 17 marzo 2022

I primi due corsi, dedicati alla potatura della vite, si stanno già tenendo con una quarantina di partecipanti. A fine marzo partirà un terzo corso sui metodi di raccolta delle fragole, e quindi uno per la potatura verde a maggio.

È il progetto avviato da Agribi, l’ente bilaterale dell’agricoltura veronese che vede unite le associazioni di categoria (Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani e Coldiretti) e i sindacati (Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil), per formare la manodopera richiesta dalle aziende agricole veronesi e ricollocare sul mercato del lavoro i migranti vittime del caporalato. «Ma è chiaro che visto quello che sta accadendo in Europa - spiega subito Luigi Bassani, presidente di Agribi e direttore di Confagricoltura Verona - siamo pronti ad accogliere anche profughi dall’Ucraina. Paese dove tra l’altro l’agricoltura è molto presente e quindi può offrire manodopera già abituata ai ritmi del lavoro agricolo». L’iniziativa è stata presentata a Fieragricola, dove l’ente bilaterale veronese Agribi è stato presente con uno stand nel quale ha illustrato anche l’innovativo servizio web ideato per agevolare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, giunto al secondo anno. «Due anni di pandemia hanno acuito le problematiche legate alla carenza di manodopera - riprende Bassani -. Le aziende agricole hanno difficoltà a trovare lavoratori esperti, in grado di svolgere attività che richiedono precisione, consapevolezza e conoscenza delle principali tecniche di base. Partendo da questa analisi abbiamo deciso di erogare direttamente la formazione per i lavoratori, finanziando i corsi di specializzazione che sono gratuiti e aperti sia a disoccupati, sia a chi ha necessità di una riqualificazione».

Le ore in aula prevedono anche lezioni sulla sicurezza, dato che la mancanza di formazione è la prima causa di infortunio nei campi. La pratica viene poi eseguita in alcune aziende agricole ospitanti, con l’opportunità di trovare subito impiego. L’agricoltura può diventare, quindi, un lavoro che copre tutto l’anno e non solo la stagione delle raccolte.

«I due corsi per potatori della vite hanno ottenuto un ottimo riscontro. Oltre alla gratuità, i partecipanti hanno usufruito di un buono pasto giornaliero del valore di 8 euro e del servizio di trasporto gratuito per raggiungere le aziende - informa Maria Casato, rappresentante in Agribi di Coldiretti Verona -. Tra i quaranta iscritti ci sono sia italiani che stranieri, giovani e pensionati che già fanno la vendemmia e vogliono imparare a potare, disoccupati iscritti tramite i Centri per l’impiego e persone inserite da associazioni che si occupano di inclusione sociale».

«Oltre ai percorsi già avviati sul mercato di lavoro, Agribi sta lavorando a progetti finalizzati alla prevenzione dello sfruttamento lavorativo in agricoltura - aggiunge Laura Ferrin, rappresentante in Agribi di Cia agricoltori italiani -. Con l’Università di Verona abbiamo siglato il progetto Farm, un modello di collaborazione a rete pubblico-privato che ci vedrà parte attiva nel cercare una ricollocazione sul mercato del lavoro, in condizioni di legalità, per cittadini di Paesi terzi vittime o potenziali vittime dello sfruttamento e del caporalato. Sono in partenza percorsi formativi per 120 migranti che prevedono l’integrazione linguistica e lavorativa, con metodologie didattiche mirate a una formazione agricola efficace dei lavoratori stranieri e un focus specifico in materia di salute e sicurezza».

«Formare i lavoratori sulle professionalità richieste oggi in agricoltura è un passaggio fondamentale per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro - sottolineano Daniele Mirandola, segretario provinciale di Uila-Uil, Matteo Merlin, segretario provinciale di Fai-Cisl e Mariapia Mazzasette, segretario provinciale di Flai-Cgil -. Un’attività che Agribi ha iniziato a svolgere da oltre un anno, in collaborazione con Veneto Lavoro e con i centri per l’impiego. Tramite la formazione si possono valorizzare le competenze e di conseguenza allungare i periodi lavorativi di chi si occupa di agricoltura, passando anche per l’importantissima scheda della formazione in ambito della sicurezza sul lavoro tenuta dai Rappresentanti dei lavoratori (Rlst) di Agribi».

Presenti alcuni partecipanti al corso dei potatori, che hanno raccontato le loro esperienze. «Facevo la contabile, sono stata licenziata nel novembre scorso - spiega Serena Ferraro, 35 anni, di San Giovanni Lupatoto -. Ho visto questa opportunità di lavoro in agricoltura e ho aderito per curiosità. Mi è piaciuto molto perché passare dalla stanza di un ufficio a spazi in aperta campagna è stato scoprire la bellezza di lavorare all’aria aperta». Giulia Pighi, 25 anni, di Vigasio, studia enologia: «Avevo voglia di fare un po’ di pratica nei campi e così ho aderito a questo corso. Credo che per chi lavora nel settore sia utile andare oltre le conoscenze del laboratorio, per avere una visione a 360 gradi». Flavio Ceradini, 54 anni, di San Pietro in Cariano, ritiene che «imparare a potare mi offrirà maggiori opportunità di impiego. Fino a due anni facevo il metalmeccanico, poi l’azienda è andata in crisi e sono stato licenziato. Da allora lavoro in agricoltura, e adattarmi non è stato facile. Bisogna alzarsi presto, lavorare all’aperto e d’inverno è dura. Però sei a contatto con la natura e questo ti ripaga. Fino ad ora, però, ho lavorato a chiamata, di dieci giorni in dieci giorni. Spero che specializzandomi riuscirò ad avere un impiego fisso».


Fonte: Primo Giornale del 16 marzo 2022 
https://primoweb.it/sfoglia-il-giornale/

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